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Perché iniziare questo articolo con questa foto?

Perché ieri, 22 maggio, si festeggiava Santa Rita da Cascia,  "Santa degli impossibili, avvocata dei casi disperati".  Forse è il caso che anche noi apicoltori iniziamo ad invocarla!!

Scherzi a parte, Santa Rita viene associata alle api perché secondo la tradizione devozionale,  delle api bianche apparvero sulla sua culla pochi giorni dopo la sua nascita e delle api nere invece apparvero sul suo letto di morte (ovviamente sempre senza pungerla). Da sempre Santa Rita viene rappresentata insieme a delle api.

Non abbiamo scritto invece né post, né articoli durante la giornata mondiale delle api (20 maggio), perché non abbiamo avuto voglia di fare il solito post generico  sul mondo delle api.

Invece ci siamo presi il nostro tempo per scrivere qualcosa di più "profondo", riflessivo e soprattutto per condividere con voi le nostre perplessità e in un certo modo anche i nostri disagi.

Noi apicoltori anche quest'anno, come ormai da 5-6 anni a questa parte, ci troviamo di fronte a delle situazioni di "emergenza" per quanto riguarda la produzione di miele. 

Mi chiedo se questa situazione sia ormai diventata non più di emergenza, ma una situazione standard.

In queste ultime 5-6 stagioni apistiche ci siamo trovati di fronte a una riduzione di quantità del miele prodotto ed a una riduzione del periodo di raccolta della api.  Infatti, se fino a 10 anni fa i mesi in cui si poteva fare miele erano 3-4, negli ultimi anni il periodo di raccolto si è ridotto a circa un mese.

12 mesi di lavoro per 1 mese di raccolto

Capite quindi che nulla può essere lasciato al caso. Se l'apicoltore in quel mese non è pronto può dire addio alla sua produzione annuale di miele. 

Poniamoci una domanda.

L'apicoltore è in grado di fronteggiare a questa situazione negativa che si ripete nel tempo?

Cerchiamo di analizzare le ragioni che portano alla quasi totale mancanza di produzione di miele.

In una situazione del genere si necessita di un'estrema professionalizzazione dell'attività apistica, che negli ultimi anni si sta un pò perdendo. Questo, un pò per demotivazione dell'apicoltore (avvilito dal susseguirsi di scarsi raccolti) un pò per carenza di formazione e preparazione soprattutto negli apicoltori novelli, ma anche negli apicoltori anziani abituati a situazioni completamente diverse.

Oltre quindi a un'ottima preparazione e formazione dell'apicoltore, l'esigenza è assolutamente anche quella di selezionare i posti giusti dove collocare le cassette delle api interagendo fortemente con gli agricoltori o i proprietari dei terreni in questione.

La terza cosa, non meno importante, è quella di utilizzare solo ed unicamente la razza ligustica pura, per sfruttare al meglio le caratteristiche di questo meraviglioso insetto e per permettere cosi' all'apicoltore di non alimentare artificialmente l'alveare.

Una delle caratteristiche genetiche principali dell'ape mellifera ligustica (ape di cui noi italiani tanto fortunatamente disponiamo, ma non tuteliamo o valorizziamo) è quella di grande resistenza al periodo NO. E' una caratteristica che ha sviluppato in milioni di anni. 

Quindi io mi chiedo: è un periodo NO per l'ape o per l'apicoltore? Sono in crisi le api o gli apicoltori?

Queste domande vogliono essere spunto per una riflessione sull'attività tanto preziosa che noi apicoltori svolgiamo. 



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